Con Prisca, il diabete, sale in passerella.


 

Parlaci un po’ di te, chi é Prisca?

Ho 22 anni, sono nata e cresciuta a Roma, ora sono 4 anni che vivo a Milano. Riuscire ad andare a vivere a 18 anni in una città diversa da quella in cui si è cresciuti per me non è stato scontato. Questo perché? Perché nel 2012 mi hanno diagnosticato il diabete di tipo 1.

Oltre a questo posso dirvi che ho fatto come sport atletica leggera per tanti anni e in piu da quando ho 14 anni lavoro come modella. Quest’anno mi sono laureata in Beni culturali per il cinema e lo spettacolo alla cattolica di Milano e nel frattempo continuo a lavorare come modella e come volontaria per la Fondazione Italiana Diabete.

Quando e com’é arrivato il diabete alla tua vita? Come sono stati i tuoi primi passi in questo nuovo mondo?

Mi sono ammalata nel 2012, avevo 13 anni ed è stato come un fulmine a ciel sereno. Sono stata male per tanti mesi prima di capire che si trattasse di diabete di tipo 1. Fisicamente e psicologicamente stavo malissimo, ero dimagrita tantissimo e non avevo più le forze per reggermi in piedi, bevevo e mangiavo in maniera spropositata senza prendere peso, anzi continuavo a perderlo.

Una volta diagnosticatomi il diabete di tipo 1 è  stato un sollievo perché finalmente avevo delle risposte ai miei “perché” e sono riuscita a capire cosa mi facesse stare così male, quindi con tanto impegno mi ero messa ad imparare a gestire cibo e glicemie con costanza, per poi  riprendere peso e forza ormai perdute. Il periodo difficile di accettazione è arrivato dopo.

Cosa ti piacerebbe modificare della vita con il diabete? E cosa ti ha insegnato questa vita con il diabete?

Le cose che modificherei sono alcune in particolare: la mancanza di spontaneità, questo perché in una giornata intera un diabetico deve sempre cercare di avere il controllo su tutto quello che fa,  ovviamente col tempo mi sono resa conto che posso fare tutto ma ovviamente con molta più attenzione e molta più testa; poi vorrei dormire serenamente, senza ansie e paure di ipoglicemie, perché per quanto gli allarmi dei sensori possano aiutarti c’è sempre quella paura che si sbaglino o che succeda qualcosa di imprevedibile.

La vita con il diabete mi ha insegnato la costanza, la forza e il sacrificio. Ma la cosa più importante è il peso che si da alle persone e ai problemi quotidiani, dovendomi “salvare la vita” ogni giorno gli altri problemi quotidiani sembrano tutti più leggeri, per esempio un esame universitario o una sfilata non sono per me una fonte di ansia.

Hai avuto qualche momento di stanchezza con il tuo diabete? Come lo hai risolto?

Si, ne ho avuti parecchi. In particolare a 16 anni  ho avuto la fortuna che sia io che i miei genitori ci rendessimo conto che io non fossi in grado da sola di riuscire ad accettare  la malattia e quindi attraverso un percorso con una psicologa sono riuscita a trovare dei compromessi per accettarmi. Consiglio sempre a tutti di affiancarsi ad un professionista quando si mette in gioco la propria salute sia fisica che soprattutto mentale.

Come hai fatto per unire il diabete e il modellare?

È stato un percorso molto lungo, all’inizio nascondevo o addirittura toglievo il sensore per la glicemia per cercare di rientrare in alcuni “standard” occultamente imposti dall’ industria della moda. Poi 4 anni fa ho deciso che non mi sarei più nascosta e che avrei tenuto sempre i sensori anche a lavoro, sia perché salvavita sia perché parte di me e della mia personalità.

Sei mai stata discriminata o non accettata per una sfilata di moda perché hai il diabete, o per indossare un sensore, o per usare qualche tipo di tecnologia?

Mi sono capitati degli eventi particolari in cui i miei “colleghi” o datori di lavoro siano stati irrispettosi. In passato gli davo corda e assecondavo i loro capricci, togliendo i sensori in quanto, secondo loro, non rispecchiassero l’estetica del brand o distraesse il pubblico; ora mi rifiuto categoricamente di toglierlo e di dargli ragione.

Come ti prepari per modellare? Hai avuto qualche ipoglicemia?

Mi preparo sempre con molta attenzione, sui set molto spesso il cibo e il resto arriva ad orari incerti oppure la fatica da sopportare è tanta, quindi è sempre opportuno portarsi tanta scorta di zucchero e succhi di frutta in caso di ipoglicemia (cosa che capita molto di frequente, data l’imprevedibilità delle attività che andrai a svolgere) ma anche acqua e cibo a sufficienza.

Cosa ti piacerebbe che la societá sapesse sul diabete?

Vorrei eliminare definitivamente i luoghi comuni e i falsi miti legati al diabete, come “questo non lo puoi mangiare” “hai il diabete perché hai mangiato troppi ziccheri?!” O “anche mia nonna ce l’ha”.

E cosa puoi dire a un/a giovane che é stato/a appena diagnosticato/a?

Gli direi che non è facile, che all’ inizio la salita è ripida e poi lo sarà un po’ di meno, gli direi di circondarsi di persone che lo accettano per quello che è e di eliminare ogni persona che potrebbe giudicarlo perché quelle non sono vere amicizie, gli direi che non è solo, e  trovare persone che lo supportano ma che sappiano anche scherzarci sopra insieme, insomma che addolciscano questa rogna. Gli direi che con la giusta attenzione nella vita potrà fare tutto ad eccezione di niente.

Dove possiamo trovarti nelle reti sociali?

Potete trovarmi su Instagram, come @priscahg, anche su Facebook ma purtroppo non lo uso praticamente mai.

 

Non ci si può vergognare di vivere con il diabete. Non ci si può vergognare di prendere l’insulina, di usare un sensore o una pompa.

WRITTEN BY Estefanía Malassisi, POSTED 01/03/22, UPDATED 01/10/22

Mi chiamo Estefanía Malassisi. Vengo da Buenos Aires, Argentina. Mi trovate su instagram principalmente @estefiagos e su instagram @cuidardiabetes di CUI.D.AR Oggi sono una studentessa di medicina, come accennavo prima, sognando di essere una pediatra e una diabetologa infantile. Sono divertente, estroversa, con molto senso dell'umorismo. Mi piace ascoltare musica e stare all'aria aperta. Amo lo sport. Amo passare il tempo con i miei amici e la mia famiglia.