Storia dell’insulina


 

Nota dell’editore: Questo articolo è stato aggiornato a gennaio 2021. recensito da Ilenia, mamma ancora in cerca delle istruzioni, cucino ma non garantisco, blogger quando posso, pancreas a tempo pieno. [email protected]

In quanto diabetici, sappiamo bene quanto sia importante avere a disposizione l’insulina a noi necessaria. Nel caso del diabete di tipo 1, l’insulina è un ormone che non solo ci aiuta a mangiare e a svolgere tutte le nostre attività, ma ci permette anche di rimanere in vita. Sappiamo anche che l’insulina è stata scoperta 100 anni fa, ma sappiamo davvero come è successo?

L’argomento di oggi è a noi molto caro: la storia dell’insulina.

Prima della scoperta

Prima che l’insulina fosse scoperta, le persone affette diabete di tipo 1 morivano poco dopo la diagnosi. Nell’antico Egitto, intorno al 1552 a.C., quando ancora non se ne conoscevano la causa e la terapia, Hesy-Ra documentò i primi sintomi di ciò che pensiamo fosse diabete. Alcuni studiosi di medicina notarono che c’era un qualche tipo di malattia associata all’odore dolce dell’urina. Infatti, risultava che le formiche fossero attirate dall’urina.

In seguito, Arateo in Grecia descrisse la poliuria e il diabete come quelle patologie i cui i sintomi caratterizzanti erano la perdita di peso e la minzione frequente.

Intorno al 1670, il nome della malattia venne accompagnata dalla parola mellito, dal latino miele o dolce, con riferimento alla dolcezza dell’urina. Non fu possibile determinare chimicamente l’effettiva concentrazione elevata di glucosio nelle urine, se non fino al 1908 circa.

Primo approccio nutrizionale

Gli esperti di medicina in seguito notarono che, prescrivendo ai pazienti una dieta priva di carboidrati ed estremamente limitata nelle calorie, questi potevano vivere più a lungo.  Il medico francese Apollinaire Bouchardat notò ciò per la prima volta in alcuni dei suoi pazienti costretti a razionare il cibo durante la guerra.

In seguito, Elliott Joslin scrisse il libro “The Treatment of Diabetes Mellitus” (Trattato sul diabete mellito) in cui, tra molte altre cose, sosteneva come digiuno ed esercizio frequente potessero ridurre significativamente il rischio di morte precoce nelle persone affette da diabete.

Cellule sconosciute

Nel corso del XIX secolo, grazie a procedure post mortem più approfondite, fu possibile riscontrare danni al pancreas in alcuni soggetti. Tuttavia, fu solo nel 1869 quando uno studente di medicina di nome Paul Langerhans scoprì che vi erano cellule dalla funzione sconosciuta nel pancreas.

Come ora sappiamo, tali cellule non erano altro che cellule B (beta) responsabili per la produzione d’insulina. In suo onore, queste cellule sono al giorno d’oggi note come “Isole di Langerhans”.

I cani di Minkowski

Nel 1889 Oskar Minkowski e Joseph von Mering dimostrarono come rimuovendo il pancreas da un cane, questo di ammalasse subito di diabete. Ne conseguì come il pancreas giocava un ruolo chiave e che le cellule prodotte nel pancreas potevano essere la risposta. Grazie a questo e a molti altri esperimenti sui cani, si scoprì che il pancreas aveva due funzioni specifiche:

a) produrre succhi digestivi e
b) produrre una sostanza che regola i livelli di glucosio nel sangue.

Si ipotizzò che questa sostanza fosse la soluzione per dare una risposta al diabete e alla sua cura, che fino ad allora era visti come una sorta di mistero.

Dr. Frederick Banting

Dr. Frederick Banting era convinto che questi succhi digestivi potessero influenzare negativamente le secrezioni prodotte dalle isole di Langerhans (non si sapeva ancora che cosa fossero esattamente tali sostanze).

Nel 1921, Banting presentò questa e altre sue idee al professor John Macleod, una figura chiave nella ricerca sul diabete. MacLeod non credeva nel successo della ricerca condotta da Banting, ma decise di sostenerlo comunque.

MacLeod mise gentilmente a disposizione di Banting un laboratorio e alcuni poveri cani (non smetteremo mai di ripetere quanto dobbiamo essere grati a quei cani) per continuare la ricerca. Inoltre, Macleod assegnò a Banting un assistente, uno studente di medicina dal nome di Charles Best.

Insieme condussero altri esperimenti sui cani (non potremmo essere mai grati abbastanza a quei cani) e osservarono come, rimuovendo il pancreas, la glicemia del cane aumentasse, il cane avesse continuamente sete, beveva molta acqua e urinava più del normale e diventava sempre più debole. In conclusione: si era ammalato di diabete (come ora sappiamo, questi sono i sintomi dell’iperglicemia o glicemia alta).

Proseguirono la loro ricerca fino a riuscire a isolare una sostanza prodotta dal pancreas a cui diedero il nome di isletina.

Iniettando l’isletina nel cane, la glicemia scendeva notevolmente. Continuando il trattamento, il cane migliorava e non presentava più i sintomi del diabete.

MacLeod non credeva che questi risultati fossero sufficienti a dimostrare ciò che avevano scoperto e richiese di continuare la ricerca. Banting e Best sapevano che avevano bisogno di più organi su cui condurre i test e così iniziarono a usare le mucche.

Grazie a questa nuova risorsa, riuscirono a mantenere in vita molti cani diabetici. Macleod era molto soddisfatto dei risultati e diede a Best e Banting un nuovo laboratorio, oltre che i fondi per la ricerca, e decise di battezzare questa secrezione o estratto come insulina.

Nel 1921 Bertram Collip entrò a far parte del team di lavoro. Il suo compito specifico era quello di lavorare alla purificazione di questa sostanza per poterla utilizzare e testarla sugli esseri umani.

Banting e Best

Probabilmente Banting e Best non dormivano sonni tranquilli. Erano ansiosi di testare la sostanza sugli esseri umani. Avevano già visto come funzionasse con i cani. Ma sull’uomo? Decisero di iniettare l’insulina su sé stessi per vederne l’effetto. Notarono una sensazione di debolezza e capogiri, pur non presentando danni o lesioni gravi. Ora sappiamo che si trattava d’ipoglicemia, probabilmente a causa della piccola dose d’insulina iniettata. Una dose maggiore d’insulina può essere potenzialmente fatale in un soggetto che produce insulina da sé.

Collip, da parte sua, continuò a lavorare alla purificazione dell’insulina e a fare esperimenti per trovare il giusto dosaggio. Imparò a ridurre l’effetto di un sovradosaggio d’insulina con una fonte di glucosio puro (succo d’arancia o miele, per esempio).

L’11 gennaio 1922, Leonard Thompson fu selezionato per essere il primo ad essere curato con questo nuovo farmaco. Leonard era un ragazzo di 14 anni affetto diabete di tipo 1. Prima di assumere insulina, rischiò di morire diverse volte. Poco dopo l’inizio della cura d’insulina, Leonard riacquistò peso e i sintomi dell’iperglicemia scomparvero.

Da allora, si iniziò a studiare l’uso del farmaco su altre persone diabetiche. Nello stesso anno, il 12 aprile 1922, il gruppo di ricerca propose al presidente dell’Università di Toronto di dare definitivamente un nome all’estratto pancreatico, ovvero insulina. In Spagna, Dr. Rossend Carrasco stava studiando come ottenere insulina ricavandola dal pancreas dei maiali del macello comunale di Barcellona.

Purtroppo, seppur salvavita, questo tipo d’insulina prodotta dagli animali presentava dei rischi. Alcune persone, infatti, riportavano reazioni allergiche e cutanee non da poco.

All’inizio degli anni ’80, venne sviluppata ciò che conosciamo come insulina umana. Questo tipo d’insulina non viene ricavata propriamente dall’uomo, ma viene prodotta ad imitazione (o analogia) dell’effetto dell’insulina sul corpo umano. L’insulina artificiale si è evoluta fino ad arrivare al 1996, quando fu lanciata per la prima volta l’insulina ad azione rapida. Nel 2000, dopo una trepidante attesa in tutto il mondo, furono introdotti i prodotti insulinici ad azione prolungata per diabetici.

La storia non finisce qui, è molto lunga e questo è solo l’inizio. Per ora, i nostri più sentiti ringraziamenti vanno a Best, MacLeod, Minkowski, Banting, i cani e le mucche perché senza di loro non avremmo mai avuto l’insulina.

Come in molti altri casi, le scoperte nascono dallo spirito d’osservazione e dalla curiosità di poche persone che cambiano la vita di molti.

Riferimenti

El descubrimiento de la insulina: Continúan las polemisas después de noventa años | Endocrinología Y Nutrición. (n.d.). https://www.elsevier.es/es-revista-endocrinologia-nutricion-12-articulo-el-descubrimiento-insulina-continuan-las-S1575092211003172

¿Conoces la historia de la diabetes? (12 marzo 2015). Asociación Diabetes Madrid. https://diabetesmadrid.org/conoces-la-historia-de-la-diabetes/


Questo contenuto è stato reso possibile grazie al supporto di Lilly Diabetes, sponsor attivo di Beyond Type 1 al momento della pubblicazione. Beyond Type 1 mantiene il pieno controllo editoriale di tutti i contenuti pubblicati sulle nostre piattaforme 

 

WRITTEN BY Eugenia Araiza/ Mariana Gomez, POSTED 03/08/21, UPDATED 03/08/23

Eugenia Araiza: Eugenia ha una laurea in Scienze della Nutrizione, è specializzata in diabete e si occupa di educazione al diabete. Le è stato diagnosticato il diabete di tipo 1 25 anni fa ed è la fondatrice di Healthy Diabetes. Si dedica con passione allo studio e al sostegno degli altri nella gestione dei diversi tipi di diabete. I suoi interessi sono studiare, la gestione del diabete di tipo 1 e la nutrizione. Ama soprattutto scrivere sull'impatto che il diabete ha nella sua vita. Vive circondata dall'amore della sua famiglia: Luis Felipe, affetto da diabete LADA, e suo figlio adolescente, Indigo. Mariana è una psicologa e si occupa di educazione al diabete. Nel 2008, Mariana ha iniziato un blog in cui condivide la sua vita con gli altri e ha iniziato a promuoverlo attraverso i social media. Mariana ha lavorato con la Federazione messicana del diabete come responsabile della comunicazione e in altri progetti per contribuire a costruire e rafforzare la comunità online dei diabetici in Messico. Oggi dirige i Mercati emergenti di Beyond Type 1. Ha un figlio adolescente.