Ipoglicemia e iperglicemia durante l’attività fisica, cosa dobbiamo sapere
Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di iperglicemia (elevato livello di glucosio ematico), dovuta ad un difetto assoluto o relativo della secrezione insulinica e/o della azione insulinica. La diagnosi si basa sul riscontro di almeno due valori di glicemia a digiuno ≥126 mg/dl, e/o riscontro di glicemia casuale ≥200 mg/dl assecondati alla presenza di sintomi come: poliuria, perdita di peso e polidipsia. Una volta avuta la diagnosi e le istruzioni dai medici, equipe medica, associazioni sul territorio che si occupano di diabete e quindi avute le nozioni per controllare e gestire la patologia, di certo non bisogna rinunciare alle proprie passioni.
L’esordio di diabete tipo1 colpisce in percentuale la fascia di età giovanile, di conseguenza saranno moltissimi i bambini e ragazzi i quali vorranno fare sport o magari praticano già un’attività sportiva, questo vale per qualsiasi tipo di passione o hobby, perché la necessità e quella di avere una vita estremamente normale. La preoccupazione principale dei genitori e dei bambini stessi è quella di incappare in un ipoglicemia durante l’attività oppure terminare l’attività e leggere sul proprio sensore o glucometro valori di glicemia alti quindi un iperglicemia.
COME COMPORTARSI PER EVITARE SIA L’IPO CHE L’IPER? COSA SAPERE PER GESTIRLE AL MEGLIO DURANTE L’ATTIVITA’?
Le linee guida suggeriscono:
I diabetologi suggeriscono che in media l’assunzione di CHO può essere di l5-30 grammi per ogni 30 minuti di esercizio intenso e che la riduzione della dose di insulina lenta può essere del 30-35% nel giorno in cui si pratica sport, se si utilizza la pompa di insulina una riduzione nell’ora precedente e durante lo sforzo della basale. I suggerimenti sono soggetti ad ampie variazioni individuali.
Controllo metabolico prima dell’esercizio:
- Tendenza all’iperglicemia, evitare l’esercizio se i livelli glicemici a digiuno sono >250 mg/dl ed è presente chetonuria (chetoni nelle urine), oppure fare subito le unità di insulina correttive e attendere che la glicemia inizi a scendere.
- Usare cautela se i livelli di glicemia a digiuno sono >300 mg/dl ed è assente la chetonuria.
- Tendenza all’ ipoglicemia e ingerire un extra dose di CHO se i livelli glicemici a digiuno risultano <l00 mg/dl.
- Monitoraggio glicemico prima e dopo l’esercizio.
- Imparare ad identificare il momento in cui diventa necessario modificare il dosaggio insulinico o il consumo di cibo.
- Imparare ad identificare come varia la risposta glicemica in rapporto al tipo e all’intensità dell’esercizio fisico.
- Imparare a riconoscere la quantità necessaria di CHO per prevenire l’ipoglicemia.
- Abituarsi a tenere con sé alimenti ricchi in CHO facilmente utilizzabili sia durante sia dopo l’esercizio (glucosio, saccarosio, e integratori a base glucidica).
L’esercizio fisico è un fattore di modificazione dell’abituale andamento glicemico. Esso pertanto espone il soggetto diabetico a variazioni della glicemia in entrambi i sensi rispetto all’andamento abituale. Al fine di evitare grossolane oscillazioni della glicemia, il soggetto diabetico deve volontariamente modificare il programma terapeutico e l’apporto di carboidrati mimando spontaneamente quanto sarebbe avvenuto in condizioni di normale secrezione insulinica.
Nel diabetico insulino-trattato la fisiologica riduzione dell’insulinemia evidentemente non avviene. Egli è pertanto maggiormente esposto ad episodi ipoglicemici legati all’iperinsulinemia periferica. D’altra parte un esercizio fisico che viene a cadere in una fascia oraria di estrema sotto insulinizzazione (lontano dall’ultimo bolo di insulin), per il noto meccanismo di Feed-Back dell’insulinemia sulla produzione epatica di glucosio, determina una iperglicemia paradossa e talora il rischio di chetosi per elevata ossidazione di acidi grassi. Questa iperglicemia paradossa può essere favorita inoltre dalla nota iperglucagonemia presente nel diabetico tipo l e da un eccesso di produzione catecolaminica in caso di attività fisica particolarmente intensa e stressante.
Altri aspetti problematici che condizionano una diversa risposta glicemica all’esercizio riguardano:
- Aumentata sensibilità all’insulina nelle ore successive all’esercizio fisico.
- Modificato assorbimento dell’insulina dai siti di deposito.
- Timing dell’esercizio fisico in rapporto all’ultima iniezione di insulina.
- Tipo di attività (aerobica, anaerobica).
- Durata dell’attività.
- Schema terapeutico adottato.
- Trend glicemico nelle ore precedenti l’esercizio fisico.
- Risposta glicemica abituale e personale alla Attività fisica.
Va infine sottolineato, e questo vale come regola generale, che il rischio di ipoglicemia è tanto minore quanto più è aerobica l’attività fisica, e quanto maggiore è il grado di allenamento. Da quanto sopra descritto, pur se in maniera semplificata rispetto alla complessità del fenomeno, è evidente che gli adeguamenti nella terapia insulinica saranno tanto più efficaci quanto maggiormente verranno rispettati i seguenti criteri:
- Provare differenti soluzioni anche rischiando l’errore ma traendo da esso i dovuti insegnamenti.
- Indirizzare al massimo gli adeguamenti della terapia insulinica e dell’apporto di carboidrati in rapporto alle variabili suddette.
- Non ultimo per importanza la necessità per il diabetologo di seguire personalmente e praticamente l’atleta diabetico in talune occasioni per sperimentare direttamente le più diverse soluzioni terapeutiche.
- Senza alcun dubbio gli episodi di iperglicemia e ipoglicemia accadranno durante una qualsiasi attività fisica che sia agonistica o non, la cosa importante è conoscere le strategie giuste e avere sempre buona conoscenza di quello che può accadere al nostro corpo. Non dimenticando mai che non bisogna mai essere schiavi della patologia, e avere la libertà di poter fare qualsiasi cosa si voglia gestendo tutto al meglio.